**** I poemetti "Sinossi dei licheni" e "Camera di condizionamento" scaricabili anche in versione ePub per tablet, smartphone ecc. ( QUI) e in Pdf
**** Ghérasim Luca, La fine del mondo, book-trailer di 19 pag, con estratti, QUI
Giovedì, 29 luglio 2010
Un'altra delle mie riletture estive, un pò a "saltafosso" per la verità. Dopo Vitiello, Cattafi e Porta ora Scalise.
l'acqua sigla quei palazzi dove si affacciano uomini fotografati in pose diverse: la lezione di quegli anni è meglio dimenticarla, ha il grigio sapore del vissuto, la polvere vola fra gli alberi di un giardino straniero: le idee le ricavi dai libri, cominciando da capo, e in una definizione senza prospettive quella fatica arde nel cielo: come un quadro la realtà si rovescia, non indica una linea precisa: l'uomo va verso una nuova miseria percorre il cammino di tutti gli errori, prima di sapersi servire di una tradizione sbagliata.
*
lo spazio è ricavato dagli alberi: gli altri sono dei cerchi: guarda il vuoto: all'altezza degli occhi le immagini entrano nel gioco quotidiano; vi sono giorni contratti come numeri, il vento ricuce le acque; esser liberi senza ragionamento, esprimere desideri, alzarsi ogni giorno in quel punto esistenziale che ogni notte scende oltre il confine: al mattino scioglie parole, passeri sulle bucce d'arancia, gli alberi sono più dritti, le macchine passano fra le foglie, la casa si riflette nel vetro: lo spazio del tavolo è come un'autostrada, il seme dell'adolescenza non ripete quei gesti: se la maturità è linguaggio c'è una materia opaca che deride i visi tesi, gli entusiasmi
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Venerdì, 23 luglio 2010
1.
Quanto si è consumata mia madre come l'ombra cancella ogni giorno e più l'ombra la invade e vela più mi sembra che pensi la giovinezza l'estate di una carnale bruna bellezza quando nel sogno il figlio le ha baciato il ventre aprendo l'assetata adolescenza infinita.
3.
Lo so da sempre che devi scomparire ma nel tuo buco d'ombra io non ti seguo opposto penetro in un ventre che non è il tuo eppure ti ricorda e celebra e nutre il ventre mio sogno d'iniziazione del mattino, nel grande letto della prima comunione.
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Sabato, 17 luglio 2010
ANTRACITE
Fabbriche e treni perdono lucore, invecchiano, sbiadiscono col tempo, sconfinano nel bigio della nebbia. L'antracite perdura, abbasso, nera, fragile, dura, riflessi di metallo, terra chiusa e remota a lumi spenti. Ne intendo i segni, i cippi calcinati del confine, l'ala del fossile confitta sulla costa le mani rattrappite dei compagni naufraghi morti nel golfo senza mare. Può darsi avvenga domani un altro rogo non l'aperta l'allegra combustione che macchia l'aria di fumo e d'amaranto, la soffocante perdita dell'anima noi incastrati nell'ombra.
Penso alla pioggia, alla cenere, al silenzio che l'uragano lascia amalgamati nella vergine lapide di melma dove drappelli d'uomini e di bestie verranno ancora a imprimere un transito nel mondo, all'alba ignari sul nero cuore del mondo.
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Lunedì, 12 luglio 2010
Canto I
4)
mi pesa, la memoria imminente, mentre mi ristoro, penso a te, che l'orlo è baratro ai miei piedi, né caldo né gelo, sosto, il visitabile azzurro è pene,
non sono: ogni flusso mi trapasso sulla retina, è tempo, se penso a te, spina nel cuore, ovvero mi tasto, e mi vivo, con la mano nella terra, fredda, d'amica,
saprò i finali: accendo il fuoco ora ch'è frigida aria, e non c'è segno, tra i nostri dialoghi muti o il cadere, quando in stanze è una rottura amara:
mi tengo il peso e mi trastullo nei tuoi occhi, legato libero, la moneta è il taglio esiziale, in me scavo infedele se la poca pianta non dà refrigerio.
14)
gioca, sole, su tronchi mi bilico proscritto, mi diffondo alfine per l'aria pulita, fumo: la limpida volta echeggia, fruscii voci ricordi:
si dispoglia ramo, veste, o io smagliato su celate trappole, e mi svendo, se ho sete, e l'osso mi sarà spezzato, il prossimo tiro, astragali, non mi sorprende, più: sono io,
non sono, o deperibile ultimo depilando essenze, raggiri sono oltre consumabili perdenze: evaporate, sono frutice pioppo sono ipsilon:
è il veloce corvo la pura luce l'alba serrata il sarmento rosso è la bavosa sassata, il battito dell'ore la lacera farfalla:
Canto II
2)
è odore quando miri la luce e gli alberi
la terra ci riacquista che girandole nere
ho incontrato occhio memoria la sedia
siedo di sangue rosso rombano favelle
e dici le trame né speranze né idoli
quando ti stringo la pianta secca
penetro in prigionìa pergamene girano
carezze mentre oscillo è disfatto il rammendo
questa storia sono ti recitano è
le tue parole mi strozzano perlina rossa
9)
le figure transitano in questo mio spazio dell'occhio, scandisco distanze l'usura di ogni mutamento, e nasce il mare e s'imbianca e inarca spergiuri:
ora è suono la pioggia o il sole liquefa la pietra, in acque: ale se ale vanno perdono coesioni convesse mi enumero per ristagno le tappe in promiscuo:
non serrate la porta quando mi taccio: vi respiri il vento, vi cresca l'edera o l'odorosa gaggia su panni di celeste mi rinfresca il cuore, quel becco:
che dalle larghe vie si disurbani la depauperata cecità: se la serra in caldo mi fissa se le voci sono libere: quando da travi nottola per lanterne attraversando;
rigo il poco bianco, cenno appena su un cencio una nota, e metto in contatto i poli e mi attardo senza costume, all'approdo è puro segno che mi dislaccia questa prigionìa:
testi tratti da Il Verri n.19/1980
Ciro Vitiello è nato a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Poeta e critico, dirige, per conto delle edizioni Guida, la collana di teoria critica "Idetica"; per l'editore Tullio Pironti, cura la "Biblioteca della Poesia Italiana Contemporanea".
Altri testi di Vitiello qui, qui e qui
Domenica, 4 luglio 2010
Questo ultimo post dedicato ai materiali prodotti dei "Mattutini" di Pistoia, in q uella serie che ho titolato - prendendo a prestito da uno scritto di Olivier Bastide - "Parole in coincidenza", riporta un testo "apocalittico" di Dominique Sorrente, ideatore dello Scriptorium di Marsiglia, esponente di ciò che in Francia è noto come "movimento intuitista", tradotto da Maura Del Serra. Se c'è una considerazione da fare brevemente, in conclusione di questa serie di interventi, riguarda la straordinaria consonanza di genere, stilistica, di ispirazione tra questi due gruppi di poeti, entrambi saldamente ancorati ad una tradizione, essenzialmente lirica, spesso ermetica, che non smettono di solcare e rivoltare alla ricerca di nuovi umori o chiavi di lettura del presente, o semplicemente idee da restituire in versi. Consonanza che non si è tradotta in un mero esercizio traduttologico, ma in un lavoro gomito a gomito sul testo, "in amicizia e allegria" come scrive Angèle Paoli, e con un sentire di "ospitalità linguistica" come una auspicabile dimensione dell'etica, come afferma lo stesso Sorrente. E non è un caso quindi che egli stesso scriva:"Se la parola 'coincidenza' si trova al nocciolo del movimento animato dallo Scriptorium, da dieci anni, è perchè richiama un atteggiamento di risonanza nella propria pratica di poesia; e anche in quanto muove con forza la convergenza dei passi degli uni verso gli altri, affinchè sia possibile far nascere un'opportunità, un 'kairòs' " (tutte le citazioni sono tratte dalla rivista Semicerchio, n.40/2009, che ringrazio)
Une apocalypse, en passant
Un jour, viendra l’été de la rupture des temps. La main n’aura pas fini de détacher les pétales du trèfle, d’en faire plier la tige.
Nous nous regarderons soudain, fauves à l’arrêt. Femme fétiche, homme incendié, nous réveillant d’un sursaut à l’âge des artères d’autrefois.
C’est cette copie-là qu’il nous faudra remettre, inachevée, à l’ange préposé du jour.
Dans l’intermittente compagnie des humains, qu’ils furent sublimes, abjects ou pitoyables, nous prendrons sans objection de rigueur nos places numérotées.
Alors sous les vols des oiseaux de feu revenus de nos brefs millénaires, éclatera obscure comme au premier jour la chrysalide.
Dominique SORRENTE
*** *** ***
Un apocalisse, incidentalmente
Verrà un giorno l'estate del rompersi dei tempi. La mano non avrà finito di staccare i petali del trifoglio; di piegare lo stelo.
Ci guarderemo a un tratto, belve immobili. Donna feticcio, uomo incendiato, svegli di soprassalto all'età delle arterie antiche.
Questo compito dovremo consegnare, incompiuto, all'angelo preposto al giorno.
E nella compagnia intermittente degli umani, siano stati sublimi, abietti o pietosi, senza obiezioni d'obbligo prenderemo i posti a noi assegnati.
Allora sotto i voli degli uccelli di fuoco ritornati dai nostri millenni brevi, scoppierà, oscura come nel primo giorno la crisalide.
Trad. MAURA DEL SERRA
ringrazio in chiusura Paolo Fabrizio Iacuzzi e Valérie Brantôme per la loro gentile collaborazione.
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